mercoledì 23 gennaio 2008

Barbie e gli anni '80

anni '70

Diesel P/E 2008

Disco Ball


Ibiza Disco Ball, inserito originariamente da Aaron Dieppa.

anni '70 e la mitica Disco Music

mary quant su Flickr - Condivisione di foto!

mary quant
Di quale decade si tratta?

measured


measured, inserito originariamente da J the B.

garçonne su Flickr - Condivisione di foto!

Barbie garconne

1925-1930

Durano solo cinque anni e si ricordano come gli anni ruggenti, gli anni folli...emancipazione femminile, ritmo incalzante del charleston, vivere il sociale...una nuova donna?



giovedì 10 gennaio 2008

GIVE ME A BREAK for the 90's!









GIVE ME A BREAK for the 80's!



GIVE ME A BREAK for the 70's!








Che fanno le regine degli anni 90?

Naomi ad Atene, Kate a Formentera e Claudia alle prese con il suo fuoristrada…
Tre supertop d’eccezione, tre modelle sempre sotto i riflettori. Ecco come hanno trascorso la settimana Naomi Campbell, Kate Moss e Claudia SchifferLa Venere Nera conquista la Grecia. A pochi giorni dall’Inizio delle Olimpiadi di Atene, prende il via nella capitale ellenica la prima settimana della moda greca. Madrina della manifestazione, Naomi Campbell, immortalata sull’edizione locale di Vogue con indosso abiti firmati Dolce & Gabbana e Roberto Cavalli.Vacanza romantica invece per Kate Moss, avvistata con l’ex, l’attore Daniel Craig. I due si erano frequentati per un po’ dopo che Kate si era lasciata con Jefferson Hack padre della figlia della Moss Lila Grace, ma sembrava che la storia tra la modella e l’attore fosse finita. Invece Kate e Daniel sono stati più volte visti insieme a Formentera, passeggiando sulla spiaggia o girando in bicicletta.Niente bici ma un fuoristrada invece per Claudia Schiffer, di cui la modella si prende gran cura. Claudia infatti affida la sua quattroruote a un centro lavaggio auto di fiducia. Pare che la modella tedesca, in attesa del suo secondo figlio che nascerà il prossimo novembre, paghi 360 euro al mese (180 euro due volte alla settimana) al Lellers Car Valet Service per avere la sua Range Rover lucidata di tutto punto. E’ quanto afferma l’Evening Standard che rivela anche i nomi di altri famosi clienti del Car Service: i coniugi Beckham, Rod Stewart e Kylie Minogue.

Cosa resterà degli anni 80?

Per stare al passo coi tempi non dimentichiamoci degli ’80. Questa estate film, libri e canzoni celebrano il decennio più kitsch del secolo.
Cosa resterà degli anni ’80? Questo si chiedeva il cantante Raf, preoccupato di una certa vacuità, del pensiero debole di un decennio ricco di risorse finanziarie e non culturali, periodo in cui il benessere materiale ed edonista prevaricava qualsiasi altra priorità. La preoccupazione dell’artista foggiano, però, ora risulta infondata. Anche gli anni Ottanta, infatti, stanno trovando i loro cantori, divisi tra apologia e nostalgia, dopo un periodo di oscuramento, anzi, per meglio dire, indifferenza. Che, a dir la verità, non è mai stata davvero tale. Da sempre la generazione dei trenta - quarantenni di oggi coltivano un culto degli anni della propria infanzia e adolescenza. Per lungo tempo di questo revival clandestino è stata protagonista la musica, in particolare le sigle dei cartoni animati – da molti anni, per questo, vive un successo di pubblico costante la band dei Cialtroni Animati - e il pop caratteristico di quel periodo, simbolo amato da milioni di persone, pur se odiato dai critici. Quest’ultima è stata, e continua ad essere, persino centro di incontri serali poco conosciuti chiamati Torretta. Sorta di rave pacifico, non occupa fabbriche né campi per lo sballo più estremo, ma è un raduno in un posto prestabilito dove si danza prevalentemente sulle note di Nada, Duran Duran, Mazinga, Samantha Fox. E da qui parte il successo, imprevisto ma non imprevedibile, del cinema recente che racconta quegli anni ruggenti. Parte proprio da colonne sonori gioiose e danzanti. Il fenomeno nasce, in parte, con Federico Moccia, alfiere clandestino e ora acclamato di una certa atmosfera. Tre metri sopra il cielo, suo successo editoriale – e poi cinematografico grazie alla regia di Luca Lucini- ha dovuto aspettare dieci anni per il riconoscimento del mercato e, in parte, anche dei critici. Prima, invece, era stato protagonista di una diffusione carbonara della storia della “parolina” Babi e del ribelle Step, tramite fotocopie passate di mano in mano tra studenti. Ora le edizioni non si contano e nel 2007 vedremo persino un adattamento teatrale, i cui provini al Teatro della Luna di Assago ha visto l’affluenza record di ben 500 aspiranti attori. Storia non così diversa da quella di Fausto Brizzi, che ha subito il rifiuto di una ventina di registi e di vari produttori alla sceneggiatura di Notte prima degli esami. Alla fine ha deciso di girarselo da solo. Ora si gode la percentuale sugli ottimi incassi che si era assicurato. Non solo, nel suo piccolo, entrerà nella storia. Precursore della riscoperta di un genere, inizierà prestissimo a lavorare sul seguito del successo, confermando in blocco cast tecnico e artistico. Sicura anche l’edizione di un adattamento letterario. Insistenti persino le voci di un serial televisivo a loro dedicato, sulle tracce di College, successo di pubblico al cinema con Federica Moro, che seppe spopolare anche in tv, proprio in quegli anni. Il tubo catodico, appunto, ha un ruolo fondamentale in questo processo. Come già detto popola i ricordi di una generazione che ne ricorda i cartoni animati, ma anche le serie televisive americane “storiche”. Da Mork e Mindy, con un allora esordiente Robin Williams, ad Hazzard e Starsky & Hutch, non a caso proprio in questi anni rispolverati sul grande schermo dalle major americane. In Italia, inoltre, l’unica auto-rappresentazione, quasi immediata, forse venne proprio dalla televisione. Indimenticabili, anche nelle loro ingenuità, i film sugli Yuppies (i famosi rampanti con l’orologio sul polsino di cui cantava Barbarossa- ndr), I ragazzi del muretto e I ragazzi della III C, fotografia dell’ultima epoca davvero romantica di questo secolo. Già, perché è questo il segreto del successo, ora conclamato, di un decennio così particolare e del ritorno delle pellicole generazionali e delle commedie giovanilistiche. Chi le scrive e le gira, infatti, fa parte di quell’ultima generazione che giocava con gli amici in strada e che non si vestiva alla moda fin dalla più tenera età, ma allo stesso tempo conosceva lussi come tv a colori, computer e walkman. Avveniristici per i propri genitori, ma antichi per i propri figli. Una generazione di mezzo, spesso insultata e sottovalutata per non aver fatto il ’68 ed aver “permesso” Tangentopoli e il Craxismo. Una generazione nata con il mito del posto fisso e che ora lotta disperatamente con la precarietà. Una generazione che ha espresso, soprattutto nella sua borghesia, messaggi deteriori e superficiali. Come evidenzia, con bravura, Carlo Virzì, fratello d’arte, che nella sua opera prima L’estate del mio primo bacio, tratta anch’essa da un libro, Adelmo torna da me di Teresa Ciabatti, sferza quei ricchi presuntuosi e superficiali che amavano fare vacanza all’Argentario e coltivare il vuoto nella propria anima e nel cervello. Nonostante non mancassero gli input. O forse proprio per questo. Come gli anni Cinquanta, infatti, trent’anni dopo si viveva un clima da dopoguerra, in cui c’era una ricerca della distrazione e benessere dimenticati. Il che spiega anche il ritorno di fiamma attuale. Si veniva dagli Anni di piombo, le stragi di stato, l’ultima parte della Guerra Fredda, di cui Afghanistan e attentato al papa sono solo due tappe. Cade, alla fine, il Muro di Berlino, si respirerà, come disse Francio Fukuyama, un clima da fine della Storia. Si balla sul Titanic che affonda, insomma. La domanda, quindi, è: sono davvero finiti gli anni Ottanta?

Cosa possiamo dire degli anni 70?

La prima cosa che notiamo se analizziamo la moda della prima metà anni 70 sono i particolari motivi utilizzati ed i tessuti . Incredibili e appariscenti disegni geometrici multicolor, fiori enormi, cerchi, linee intrecciate… Insomma quanto di meglio si possa immaginare dal mondo del colore. E anche qua, esistono delle cause sociali e storiche. Bisogna risalire indietro di circa 10 anni quando dalla West Coast americana nascevano i primi movimenti Hippy che generarono la Beat Generation e la Flower Power. Una caratteristica fondamentale che li contraddistinse era il loro forte no ad ogni forma di guerra, così come il loro più famoso motto era “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Sebbene il clou di questa moda fu alla fine dei 60, la coda del fenomeno interessò la prima metà dei 70 con le sue naturali evoluzioni. Comunque il tema era uno solo: il COLORE. Potevi avere un miniabito bianco ma gli orli potevano essere bordati di rosso. Potevi avere un fiore unico grandissimo o tanti più piccoli. Il tema astratto più ricorrente era quella specie di disegno che ricorda la goccia dell’acqua e le sue relative deformazioni. Questi disegni deformati provenivano da una moda nata nel periodo dell’uso di droghe allucinogene .Tutto era valido per colorare: gonne, camice, i miniabiti, vestiti, pantaloni, foulard .Ma anche auto ed arredamento.Tornando ai tessuti, col passare dei primi anni 70 i fiori si tramutarono in linee geometriche rette: non più ovali deformati quindi ma rettangoli, quadrati, greche, , linee diagonali… La moda fiori stava regredendo e come in tutte le mode che si attenuano,diventano di uso esclusivo di un pubblico più anziano.A partire dal 1975 il fenomeno dei colori geometrici va drasticamente calando in quanto nella moda si sta diffondendo la maglieria, vera regina incontrastata della seconda metà dei 70. Non più quindi coloratissimi tessuti stampati ma filati a tinta unica che si protrarranno fino agli anni 80 avanzati.

Garconne Louise Brooks


garconne_louise_brooks2, inserito originariamente da kysokisaen.

La parigina anni venti: sautoir, rouge levres...taglio cortissimo per evidenziare il volto con un make up accentuato per esaltare occhi e labbra

Flappers


Black Flappers, inserito originariamente da discoverblackheritage.

La donna americana anni '20 e "cugina" della garconne francese

Rolex


Rolex And Lorus, inserito originariamente da jcullen84.

Dittatura della marca e tirannia del look

Madonna Anni 80


Spilla Madonna Anni 80, inserito originariamente da Aurora taglia e cuce.

Esibizionismo, culto del corpo, ambizione: simbolo della wonderwoman anni'80

Vivienne Westwood

Lancia la moda punk attraverso il suo negozio Sex di Londra

Moncler


000053097[1], inserito originariamente da FASHIONSTOREITALIA.

Must dei paninari milanesi

PUNK


PUNKs ON COLFAX, inserito originariamente da punkassphotos.

Indossavano abiti vecchi, sporchi, con buchi e pieni di borchie, uso di spille da balia e svastiche

Flickr

This is a test post from flickr, a fancy photo sharing thing.

ANNI 90

Nei primi anni ’90 si fa conoscere una nuova generazione di creatori giovani e d’avanguardia che costituiscono l’ elemento di punta di un nuovo movimento: il decostruttivismo. Gli abiti decostruttivisti sono in genere neri, e quanto alla taglia, possono essere oversize o striminziti, oppure sembrare indossati a rovescio, con orli diseguali, cuciture visibili e tagli.
Durante gli anni ’90 si verificano dei mutamenti rivoluzionari: diviene disponibile una gamma di stili assai più vasta di quanto sia mai accaduto in passato. La riviste non presentano più la tendenza dominante della prossima stagione, al contrario, mettono in risalto la varietà di temi, di forme e di materiali proposti. Vengono ripresi stili anni ’60 e ’70 ( minigonne, pantaloni a zampa d’elefante, abiti hippy, zeppe e vestiario punk), mentre si vanno manifestando una serie di altre tendenze, da quella cyberpunk alle mode ecologiche, agli stili etnici, al grunge, al recupero delle uniformi scolastiche e dei capi per lo sport.
I disegnatori di modelli sono spesso considerati veri e propri maestri dello stile, capaci di reinterpretare le idee classiche per un mercato sempre più variegato e dominato dalla pubblicità e dalle tecniche di marketing non meno che dal talento creativo.
Il successo più importante e la novità più incisiva è l’ascesa di Gucci che dimostra come una ditta tradizionale, produttrice di beni di lusso possa reinventarsi chiamando una nuovo stilista e adottando una campagna pubblicitaria con una marcia in più. A metà degli anni ’90 sotto la direzione di Tom Ford, Gucci diviene il marchio più ricercato.
Al volgere del millennio dunque, il motivo conduttore della classica maison di alta moda è la reinvenzione; tuttavia i principali movimenti creativi traggono ispirazione dalla strada, non meno che dalla passerella, mentre il confine tra i due ambiti diviene sempre più sfumato.