giovedì 10 gennaio 2008

ANNI 90

Nei primi anni ’90 si fa conoscere una nuova generazione di creatori giovani e d’avanguardia che costituiscono l’ elemento di punta di un nuovo movimento: il decostruttivismo. Gli abiti decostruttivisti sono in genere neri, e quanto alla taglia, possono essere oversize o striminziti, oppure sembrare indossati a rovescio, con orli diseguali, cuciture visibili e tagli.
Durante gli anni ’90 si verificano dei mutamenti rivoluzionari: diviene disponibile una gamma di stili assai più vasta di quanto sia mai accaduto in passato. La riviste non presentano più la tendenza dominante della prossima stagione, al contrario, mettono in risalto la varietà di temi, di forme e di materiali proposti. Vengono ripresi stili anni ’60 e ’70 ( minigonne, pantaloni a zampa d’elefante, abiti hippy, zeppe e vestiario punk), mentre si vanno manifestando una serie di altre tendenze, da quella cyberpunk alle mode ecologiche, agli stili etnici, al grunge, al recupero delle uniformi scolastiche e dei capi per lo sport.
I disegnatori di modelli sono spesso considerati veri e propri maestri dello stile, capaci di reinterpretare le idee classiche per un mercato sempre più variegato e dominato dalla pubblicità e dalle tecniche di marketing non meno che dal talento creativo.
Il successo più importante e la novità più incisiva è l’ascesa di Gucci che dimostra come una ditta tradizionale, produttrice di beni di lusso possa reinventarsi chiamando una nuovo stilista e adottando una campagna pubblicitaria con una marcia in più. A metà degli anni ’90 sotto la direzione di Tom Ford, Gucci diviene il marchio più ricercato.
Al volgere del millennio dunque, il motivo conduttore della classica maison di alta moda è la reinvenzione; tuttavia i principali movimenti creativi traggono ispirazione dalla strada, non meno che dalla passerella, mentre il confine tra i due ambiti diviene sempre più sfumato.

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